Anna Maschio, nella Giuria dell’edizione 2024
Anna Maschio è entrata giovanissima nell’azienda di famiglia, la Distilleria Bonaventura Maschio di Gaiarine (TV), occupandosi della direzione commerciale estero dopo la laurea in Lettere Antiche all’Università di Padova e un master in Export Marketing alla Bocconi. Oggi è responsabile della comunicazione e si occupa della gestione della distilleria insieme al fratello Andrea.
Abbiamo l’onore di avere Anna Maschio come membro della Giuria che sta valutando i vari candidati a Miglior Enotecario d’Italia 2024, e le abbiamo rivolto qualche domanda a proposito della figura dell’enotecario e delle sue prospettive future.
Intervista ad Anna Maschio
Quali caratteristiche, competenze e valori non possono mancare nel Miglior Enotecario d’Italia?
Da cliente mi sento di dire che le ragioni per cui mi trovo a frequentare più assiduamente certe enoteche sono legate a due fattori fondamentali. Il primo è l’empatia, la capacità dell’enotecario di entrare in connessione col suo cliente, di intuirne e memorizzarne i gusti, le passioni, gli interessi e poi di riuscire a consigliarlo in modo competente e a costruire un rapporto di fiducia con lui. In secondo luogo, ma ugualmente importante, la spinta a studiare e ricercare, la capacità di portare nel suo negozio prodotti di qualità, e il desiderio di spiegarli ai suoi clienti condividendo con loro le sue conoscenze.
In che modo la figura dell’enotecario può essere strategica nella comunicazione del vino per un brand?
La sua importanza è fondamentale. L’enotecario è il tramite tra quella che è la cultura del vino e dei distillati nel senso più ampio, e il cliente che entra nel suo negozio. Tramite assaggi, inviti a degustazioni, spiegazioni e consigli offerti in occasione di ogni acquisto, l’enotecario diventa portavoce di ogni vino, di ogni territorio e di chi quei vini li produce: è un patrimonio imprescindibile in ugual modo per i clienti più inesperti e per quelli più informati che, naturalmente, non possono essere informati su tutto.
I nostri finalisti sono tutti molto giovani – nel mercato italiano di oggi (e di domani), l’enotecario professionista può essere una risorsa chiave per attirare le nuove generazioni di consumatori?
Lo è certamente. Il fatto di appartenere a una generazione più giovane non può che essere una chiave in più nelle sue mani, visto che, per quanto giovane, il lavoro che svolge lo mette probabilmente in una posizione di maggior vantaggio rispetto a molti suoi coetanei nel percorso verso l’apprezzamento e la conoscenza del vino. Al tempo stesso però, ha ancora certamente fresco nella mente il ricordo dei suoi primi passi nella degustazione, e può essere più facile per lui o lei accompagnare le nuove generazioni nei loro.
I prodotti di nicchia, degustazioni con il produttore, presenza digitale curatissima… quali sono le risorse più importanti dentro la “cassetta degli attrezzi” di un enotecario professionista, oggi?
Sono tutte leve importantissime, e vanno usate nel giusto mix. Quale questo sia, dipende da diversi fattori: dove si trovi un’enoteca, quali siano principalmente i suoi clienti, il carattere e le predisposizioni dell’enotecario stesso.
Hai un’enoteca “del cuore”? Cosa la contraddistingue e cosa ti porta a frequentarla?
Ci sono diverse enoteche che potrei definire “del cuore”. Senza nominarle una per una, posso dire che il loro comune denominatore è certamente il rapporto di sincera amicizia che si è instaurato con chi le gestisce. Alcuni di loro sono molto lontani e magari non ci siamo neanche mai visti di persona, ma hanno mostrato una tale cura di noi come clienti, una così grande sollecitudine nel consigliarci sempre nel nostro miglior interesse, che ormai fanno parte del nostro vissuto come se fossero vecchi amici, come quelli nel cui negozio entriamo regolarmente e che ci fanno sentire sempre i benvenuti.