Nella Giuria per la categoria comunicazione: Chiara Giovoni

Chiara Giovoni è Ambassadeur du Champagne per l’Italia e Vice-Ambassadeur Européen nel 2012. Laureata in Bocconi ed esperta di marketing e comunicazione, docente e relatrice, è anche sommelier AIS. Autrice del libro Bollicineterapia , collabora da oltre 10 anni come wine specialist con numerose testate giornalistiche e in particolare con Spirito diVino per cui cura le Guide dedicate alle Bollicine Italiane e allo Champagne.

Abbiamo l’onore di avere Giovoni come membro della Giuria che sta valutando i vari candidati a Miglior Enotecario d’Italia 2022, e le abbiamo quindi rivolto qualche domanda a proposito di competenze e strumenti di comunicazione necessari all’enotecario di oggi:

 

Quali competenze di comunicazione non possono mancare nel Miglior Enotecario d’Italia?

Le competenze fondamentali di comunicazione riguardano la sfera di interazione dell’odierna omnicanalità. Indubbiamente le doti personali di empatia e una certa predisposizione all’ascolto nella gestione delle relazioni con la clientela sono alla base del successo di ogni professionista. Tra queste si includono le capacità di leadership, di mediazione e negoziazione. Tuttavia accanto al linguaggio verbale oggi le professioni commerciali con una forte interazione col pubblico sono sollecitate nello sviluppo di competenze legate allo storytelling per la gestione degli strumenti della comunicazione digitale come social media e distribution list (newsletter). Prevale ancora però la presenza di contenuto rispetto alla padronanza dello strumento, quindi nel caso in cui queste competenze non fossero in prima persona dell’enotecario, questi dovrebbe sviluppare una sensibilità che permetta di individuare queste competenze all’interno dello staff, o di esternalizzarle.

Nel futuro dell’enoteca, vedi più comunicazione digitale o relazione faccia a faccia?

L’enoteca resta nella maggior parte dei casi un luogo fisico ma i clienti che la frequentano fanno quotidiane esperienze di multicanalità quindi c’è una crescente attenzione verso i livelli di servizio non fisici che includono non solo l’e-commerce ma anche le newsletter e l’home delivery. In questo la padronanza del mondo digitale legato al B2C diventa un asset strategico per l’enoteca. 

La figura dell’enotecario può ancora portare valore aggiunto nella comunicazione del vino per un brand?

Gli enotecari, come i sommelier della ristorazione, sono il filtro umano tra il pubblico-cliente e i produttori, quindi il loro è un ruolo chiave. Consigliare un vino non implica soltanto una conoscenza approfondita e costantemente aggiornata delle denominazioni, dei territori e dei produttori, ma richiede un principio di non autoreferenzialità, perché il consiglio non si trasformi in un’opera di proselitismo a favore di una determinata tipologia di vino, non curandosi delle personali preferenze e inclinazioni dei consumatori. Per un brand l’enotecario diventa un potenziale ambasciatore e quindi il suo è un valore aggiunto enorme, se gestito con intelligenza e rispetto nei confronti del cliente finale.