La parola all’Enoteca Regionale del Barolo: tre domande al direttore Cristiana Grimaldi
Una chiacchierata davanti a un calice di Barolo con Cristiana Grimaldi, direttore dell’Enoteca Regionale del Barolo, uno degli sponsor del Concorso Miglior Enotecario d’Italia.
Abbiamo fatto al direttore Cristiana Grimaldi tre domande, sulla realtà istituzionale che dirige e sul ruolo degli enotecari nella promozione di una Denominazione.
Direttore Grimaldi, perché l’Enoteca Regionale del Barolo ha deciso di sostenere il Concorso Miglior Enotecario d’Italia?
Oggi Internet costituisce un potente ed innovativo canale di diffusione anche nel modo del vino. Eppure le enoteche e le bottiglierie classiche continuano a rappresentare il valore aggiunto di una comunicazione personale e personalizzata, che attraverso il dialogo diretto ed il racconto delle etichette guida il consumatore fino a renderlo protagonista consapevole delle sue scelte. Questo Concorso incentiva e al tempo stesso premia la professionalizzazione degli operatori del settore e quindi ci è sembrato più che mai naturale sostenerlo.
La vostra realtà si distingue per la qualità della proposta e per il connubio perfetto fra formazione del consumatore e promozione del territorio. Pensate sia replicabile per altre Denominazioni?
Assolutamente sì! L’Enoteca Regionale del Barolo è nata nel 1982 e proprio in questi giorni festeggia i suoi primi 40 anni di attività, durante i quali abbiamo quintuplicato il numero di aziende selezionate (passando dalle 40 iniziali alle 220 attuali) e siamo entrati in contatto con migliaia di appassionati e semplici visitatori da tutto il mondo. Questo modello non solo è replicabile, ma in Piemonte è già concretamente realizzato in altre 14 enoteche regionali, ciascuna delle quali si occupa di una denominazione o di un territorio di particolare vocazione enologica. L’Italia è uno scrigno di eccellenze… è sufficiente lasciarsi guidare dalla loro inesauribile qualità.
Tre aggettivi che un bravo enotecario dovrebbe usare per descrivere il vino Barolo
Ispirandosi a Cesare Pavese, secondo il quale “Tre nasi sono quel che ci vuole per il Barolo”, un bravo enotecario potrebbe descrivere il Barolo con questi tre aggettivi:
- Emozionante perché non c’è mai un’annata uguale all’altra e perché nel calice ritroviamo la sintesi dell’andamento climatico e dell’esperienza di ogni singolo produttore
- Espressivo perché dal 2010 nella zona del Barolo sono state identificate 181 Menzioni Geografiche Aggiuntive, di cui 11 comunali, che comportano una straordinaria ricchezza espressiva grazie alla varietà dei terreni ed al microclima particolarmente favorevole
- Affascinante perché la sua struttura ben delineata avvolge il palato in un’esplosione di tannini che non smette mai di sorprendere, raccontandoci la sua capacità di evolvere negli anni e di passare dalla ruvida astringenza della giovinezza alla più consapevole morbidezza della maturità
Ringraziando il direttore per questa intervista, ricordiamo che potete trovare tutte le info sull’Enoteca Regionale del Barolo tramite sito ufficiale enotecadelbarolo.it