La parola al Consorzio Valpolicella: tre domande al presidente Christian Marchesini
Una chiacchierata davanti a un calice di Amarone con Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella, uno degli sponsor del Concorso Miglior Enotecario d’Italia.
Abbiamo fatto al presidente Christian Marchesini tre domande, sul Consorzio che rappresenta, sul futuro della Denominazione e sul ruolo degli enotecari professionisti:
Presidente Marchesini, perché il Consorzio Vini del Trentino ha deciso di sostenere il Concorso Miglior Enotecario d’Italia?
Gli enotecari sono coloro che più degli altri operatori di settore sono a diretto contatto coi consumatori: essi hanno il compito di carpire e interpretare le esigenze e i gusti del winelover e del consumatore inesperto proponendo al primo nuovi percorsi esperienziali enologici ed erudendo il secondo sulle peculiarità organolettiche e le caratteristiche chimico fisiche che contraddistinguono un vino dall’altro.
Forti della loro esperienza sono coloro che hanno il compito in prima linea di raccontare e promuovere i nostri vini al mondo, diffondendone la conoscenza, la storia e la passione.
Nello svolgimento della loro professione gli enotecari divengono ambasciatori indiscussi del vino e indirettamente del Nostro Paese.
Il suo Consorzio ritiene strategico intraprendere o proseguire sulla strada delle Menzioni o Unità Geografiche o vedete più aspetti critici che reali vantaggi?
La costruzione di un grande prodotto enograstronomico richiede disciplina, pazienza e impegno. La menzione e l’unità geografica conferiscono al prodotto un forte valore identitario di territorio e di comunità: quando raccontiamo i nostri vini al mondo non vogliamo proporre semplicemente una bevanda più o meno pregevole da abbinare a piatti particolari o da bere in momenti conviviali, speriamo di trasmettere storia, passione e tradizione.
Ci piace pensare che il nostro vino, caratterizzato dalle menzioni che ne qualificano le peculiarità geografiche e produttive possa essere l’autorevole retaggio del lavoro di uomini, donne e figli che, nel susseguirsi delle generazioni, si sono tramandati tecniche ancestrali e rapporto col territorio circostante condividendo fatiche e frutti affrontando nella dimensione “uomo” e “famiglia” travagli e gioie. In ogni bottiglia dei nostri vini ci sono almeno 100 anni di tradizione di una comunità rurale.
Tre aggettivi che un bravo enotecario dovrebbe usare per descrivere la vostra Denominazione
- Versatile – i nostri vini sono un ampio ventaglio di esperienze di abbinamento, dall’aperitivo fino al dolce.
- Dinamica – i nostri vini sono conosciuti e amati in tutto il mondo, raggiungiamo oltre 87 paesi, possiamo soddisfare tutte le cucine e i palati del mondo. Abbiamo un giro d’affari di 600 milioni di euro di cui 355 grazie al Grande Rosso del territorio, l’Amarone della Valpolicella docg.
- Unica – Siamo a metà strada tra una delle più belle città d’arte italiane e il più importante lago italiano, siamo ad un passo da Milano e da Venezia e Verona è uno dei pochi territori vitivinicoli al mondo ad avere la maggior parte degli ettari vitati dentro il proprio comune, tanto che ci piace definire la città il nostro grande “Vigneto Urbano”. Siamo un territorio dalla storia millenaria. Abbiamo antiche pievi, ville romane e fruttai. I vini, la terra d’origine, la storia, le tradizioni e le peculiarità, rendono la Valpolicella unica al mondo. Il tipo di uva, fresca o appassita grazie all’antica tecnica dell’Appassimento (oggi candidata a patrimonio immateriale dall’UNESCO), in principio utilizzata dai fenici, dai greci e dai romani e giunta fino ai giorni nostri ai produttori della Valpolicella, insieme alle tecniche di vinificazione, definiscono la tipologia di vino e il territorio, rendendo la Valpolicella un luogo speciale.
Ringraziando il presidente per questa intervista, ricordiamo che trovate tutte le info sul Consorzio di Tutela Vini della Valpolicella sul sito ufficiale consorziovalpolicella.it