La parola al Comité Champagne: tre domande a Domenico Avolio

Domenico Avolio, direttore Bureau du Champagne Italia

Una chiacchierata davanti a un calice di Champagne con Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne Italia, che rappresenta il Comitè, partner del Concorso Miglior Enotecario d’Italia.

 

Abbiamo fatto al direttore Domenico Avolio tre domande, in vista dello stage che vedrà i finalisti del Concorso ad Epernay, per uno stage di approfondimento nel cuore della Champagne:

Direttore, come nasce l’intuizione di preparare alla prova finale i candidati del concorso Miglior Enotecario d’Italia?

Il Comité ha tra le sue missioni prioritarie la formazione dei “prescrittori”, coloro che hanno il compito di consigliare lo Champagne al cliente finale. Considerato che lo Champagne è sempre presente nella proposta di un’enoteca e che fa parte del bagaglio di conoscenze di base di ogni professionista, ci è sembrato naturale contribuire a rafforzare ulteriormente queste competenze sia con due corsi dedicati ai candidati sia con un viaggio di conoscenza nella regione riservato ai finalisti. Lo Champagne è un vino capace di scatenare la passione di chi lo ama. Per accendere questa passione ed essere ancora più capaci di trasmetterla ai clienti non c’è niente di meglio che visitare i suoi vigneti e le sue cantine.

Che ruolo ha l’enotecario nella divulgazione del territorio che si identifica con la Denominazione?

Un ruolo determinante, che può essere assimilato a quello di un ambasciatore della denominazione. Nella sua veste di professionista, il nostro obiettivo è che l’enotecario sappia cogliere le diversità dello Champagne consigliando la bottiglia che rispecchi le richieste e i gusti del cliente. L’aspetto stupefacente dello Champagne è che c’è sempre la cuvée ideale per ogni occasione. Per identificarla bisogna saper cogliere le diversità di questa denominazione.

L’Enotecario ideale ha tre parole per definire lo Champagne. Quali?

Tre parole rischiano di essere pochissime per descrivere lo Champagne, ma per certi versi possono essere anche troppe. Ne propongo due, ovvero “unicità” e “diversità”: questo perché lo Champagne è davvero un vino senza eguali, frutto di una zona geografica con caratteristiche peculiari, di un terroir e di un clima estremamente particolari e di una normativa specifica che regola tutte le fasi dell’elaborazione; al tempo stesso, su una superficie di oltre 34mila ettari operano realtà molto diverse tra loro che combinando vitigni, cru , annate e tanti altri elementi sono in grado da oltre tre secoli di dare vita a vini di Champagne profondamente differenti gli uni dagli altri.

 

Ringraziando il direttore per questa intervista, ricordiamo che trovate tutte le info sul Comitè sul sito ufficiale champagne.fr