Nella Giuria per la categoria giornalisti: Leila Salimbeni
Dal buen retiro delle lettere al ginepraio dell’editoria di settore senza soluzione di continuità, grazie a un elemento che, sin da piccola, plasma il suo habitat naturale: il vino. A Bologna, in particolar modo, Leila Salimbeni tesse la sua formazione durante il secondo periodo universitario quando, specializzanda in semiotica, comprese quanto questa multiforme disciplina potesse instradarla verso una degustazione del vino che fosse tanto rigorosa quanto originale e, soprattutto, lontana da qualunque dogmatismo. Giornalista dal 2014, affina la penna sotto l’egida di Andrea Grignaffini che, dal 2019, le affida il coordinamento di Spirito DiVino; con lui collabora, ancora, alla guida Vini Espresso e come caporedattrice di Passione Gourmet.
Abbiamo l’onore di avere Salimbeni come membro della Giuria che sta valutando i vari candidati a Miglior Enotecario d’Italia 2022, e le abbiamo quindi rivolto qualche domanda a proposito della figura dell’enotecario e delle sue prospettive future:
Perchè un concorso dedicato alla figura dell’enotecario, oggi?
Perché l’enotecario, ancor più del sommelier del ristorante, tiene stretta la briglia tra il produttore e il consumatore. Ed è colui al quale è affidata la vendita al dettaglio, che è sempre un patto di fiducia tra gli attori della filiera.
Quali caratteristiche, competenze e valori non possono mancare, nel Miglior Enotecario d’Italia?
Cultura, non solo ascritta al settore vitivinicolo; empatia, ovvero saper “com-patire” col proprio interlocutore; responsabilità sociale, perché in ogni scelta di mercato si riflette una visione del mondo. Nonché un innato senso del gusto che, per esser tale, abbraccia tutto lo scibile estetico, non solo quello enologico.
Ccome vedi il futuro dell’enoteca?
Lo vedo radioso. Purché si sappia perché si sta al mondo. Ma questo vale per il futuro di ciascuno.